20/03/2025
Gita l'officina del Planetario
IL MONDO DELLE STELLE
Giovedì 20 marzo il Presidente e il Rettore UTE hanno accompagnato un nutrito gruppo di corsisti al Civico Planetario di Milano, per un’uscita didattica con il docente del Corso di Astronomia Armando Mazza, che durante il viaggio ha rinfrescato le nozioni già esposte nelle sue lezioni.
Il Planetario di Milano è il più antico, datato 1930, e il più grande d’Italia, ed è stato donato dall’editore svizzero Ulrich Hoepli alla Città di Milano, sua patria d’adozione. Non è un osservatorio astronomico ma un grande schermo a forma di cupola che copre tutto il soffitto e funge da tela sulla quale uno strumento di proiezione chiamato “planetario” ricrea l’immagine dettagliata del cielo notturno.
Il 20 marzo 2025 è l’equinozio di primavera, anche se ufficialmente si parla sempre del 21, ma questa variazione è legata alla complessa dinamica del sistema solare. Con l’equinozio di autunno sono gli unici giorni dell’anno in cui le ore di luce e quelle di buio si equivalgono in quanto l’asse di rotazione della Terra è perpendicolare ai raggi del sole e in qualsiasi punto del pianeta il giorno e la notte hanno la stessa durata. L’equinozio di primavera è il momento simbolico della rinascita, il risveglio della natura con una nuova stagione, e anticamente si svolgevano dei rituali per rinnovare le energie positive.
In attesa che il Planetario aprisse i battenti, abbiamo fatto pausa-caffè, poi entrando ci siamo accomodati sulle sedie girevoli che occupano l’intera sala con al centro un grande proiettore e all’ora prevista si è presentata Eleonora, tecnica addetta ai movimenti del planetario Zeiss IV, spiegandoci i vari momenti delle visualizzazioni. Man mano che la luce del giorno, riprodotta intorno a noi sullo sky-line della città, si affievoliva ecco comparire le stelle che nelle notti limpide possiamo vedere a occhio nudo, ma la meraviglia ha spalancato i nostri occhi quando si è spenta anche la simulazione dell’inquinamento luminoso della città … l’universo stellato ci ha circondato… e ognuno si è sentito come Apollinaire “a grandi sorsate mi ubriacavo di stelle”.
A Occidente sta tramontando il Sole, ovvero secondo gli antichi Greci era il Carro di Apollo che lasciava il cielo, mentre per gli Indiani è il Dio Surya che lo traina con i cavalli celesti, e ancora per gli Egizi era il Dio Ra trasportato su una barca nel suo viaggio, oppure nella mitologia Shintoista in Giappone è Amaterasu “la grande Dea che splende nei cieli”. Intorno all’universo imponente ed infinito ogni popolo ha creato i suoi miti e le sue leggende e fin dai tempi più antichi la posizione delle stelle è stata oggetto di studio e utile guida per i naviganti.
Tuttora, nonostante le odierne conoscenze ed esplorazioni scientifiche, questo mondo parallelo continua ad affascinare ed apre le porte all’arte in tutte le sue forme. Come non ritrovarlo nel “Cielo stellato” di Van Gogh o nelle “Vaghe stelle dell’Orsa…” dalle Ricordanze di Leopardi ?
Anche sulla cupola del Planetario a nord-est troviamo i due Carri dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore con la Stella Polare sulla punta della sua coda, stella fissa e facilmente individuabile per trovare il Nord.
Ma le nostre Orse per gli Arabi sono… cammelli e per i nativi americani le stelle dalla coda indicavano i cacciatori e quando le due costellazioni erano in una determinata posizione cominciava la stagione della caccia.
La luminosità delle stelle varia secondo l’età: le “nane rosse” sono stelle in declino e si espandono maggiormente. Il Sole è una stella gialla ed è a metà della sua vita, mentre altre stelle come Sirio sono stelle azzurre, molto luminose ma la loro distanza non ci fa percepire il colore. Sirio si trova nella Costellazione del cane, anche se vicino all’Equatore è nell’Emisfero Australe ed è la stella più luminosa in assoluto, visibilissima anche nell’Emisfero Boreale. Mentre quella che tutti indichiamo come “la prima stella della sera” è il pianeta Venere che pur essendo un corpo celeste è più luminoso di una stella in quanto per la sua composizione e vicinanza al sole assorbe e riflette la sua luce.
Per capire la grandezza di una “nana rossa” con il planetario Eleonora ci ha allontanato dalla Terra e poi dall’intero Sistema Solare fino a quando, lasciandoci a bocca aperta, davanti al nostro pianeta ormai piccolissimo è comparsa rossa ed enorme Betelgeuse che non si immagina sia di tali dimensioni vedendola con le altre stelle!!! Betelgeuse con la stella rossa Bellatrix segna le spalle del Cacciatore-semidio Orione, Costellazione guida per quelle dell’inverno ancora visibili per poco. Ha nella sua cintura la nebulosa del Cavallo e davanti al suo scudo la Costellazione del Toro, messo lì da Zeus a protezione delle Pleiadi, le Sette Sorelle insidiate da Orione. Le Pleiadi sono un “ammasso aperto” catalogato M45 da Messier, e Tennyson così recita :
“Molte notti vidi le Pleiadi, sorgenti attraverso l’aria serena, brillare come uno sciame di lucciole aggrovigliate in una treccia d’argento..”
Ma il planetario gira, la notte avanza ed ecco la Costellazione del Leone che introduce quelle di primavera; molto chiaro e visibile è lo Scorpione, anch’esso oggetto di varie interpretazioni, infatti per gli antichi le stelle delle chele erano i piatti della Bilancia. Con altri movimenti il planetario ci porta nell’Emisfero Australe dove rivediamo lo Scorpione, ma per i Polinesiani il corpo e la coda dello scorpione è un Amo da pesca, molto più importante e simbolico per le isole del Pacifico Meridionale. Vicino c’è la Croce del Sud, che per i naviganti indica appunto il Sud, ma sono stelle in movimento perciò meno fisse di quella Polare per il Nord.
Avanza il giorno e una nuova alba spegne ad una ad una le stelle, si alza il sole che da ultimo fa impallidire la luna. Ormai è finito questo “Sipario sull’Universo” al Planetario e, anche se non le abbiamo viste tutte, sappiamo che intorno a noi ci sono 88 Costellazioni, di cui 12 sono quelle dello Zodiaco, 36 inserite da Tolomeo nell’Almagesto, successivamente portate a 38 per la suddivisione in tre costellazioni distinte dall’originaria Nave Argo, e altre 38 definite dopo il 1600 soprattutto nell’Emisfero Australe ed inoltre numerosi ammassi stellari aperti, nebulose e galassie, oggetti brillanti diversamente catalogati.
L’astrofisica Margherita Hack affermò: “Nella nostra galassia ci sono quattrocento miliardi di stelle e nell’universo ci sono più di cento miliardi di galassie, pensare di essere unici è molto improbabile.”
E’ già buio quando lasciamo il Planetario per il rientro e, come Dante nel XXXIV Canto della Commedia, “quindi uscimmo a riveder le stelle” …ma sono solo quelle che consente il cielo di Milano.
Mariagrazia Macente